Pillola del dragone #3

Prima di approdare in Cina ero stata avvisata di quanto fosse complesso comunicare in questo paese, nessuno parla inglese, mi ero quindi premunita di una app di traduzione simultanea cinese/italiano pensando così di aver risolto ogni problema. Immaginavo già le amabili conversazioni con i vecchini al mercato rese possibili dall’incredibile ritrovato tecnologico.

Che tenerezza mi faccio ripensandoci adesso, quanta ingenuità!

Tutti i miei tentativi si sono rivelati fallimentari, che si trattasse di ordinare qualcosa al ristorante o chiedere un’informazione, o dare un’indicazione ai tassisti (SE si fermano, spesso quando vedono che siamo occidentali non ci caricano perché già sanno che finiranno nel buco nero della traduzione e sgommano verso clienti più semplici da accontentare), la reazione è sempre la stessa: io parlo nel microfono in italiano, la app ci pensa qualche secondo e poi traduce in cinese. A questo punto i miei occhioni pieni di speranza scrutano quelli del mio interlocutore, il quale assume puntualmente l’espressione della carpa agonizzante. Non ha capito. Anzi, peggio, pensa che sia pazza. Mi sorride come si fa con quelli per cui si prova infinita pena e scuote la testa.

Lo schemino si ripete sempre uguale fino a ieri, quando ho avuto la brillante idea di portare le due, rinominate ultimamente “non toccare” e “vieni qui”, al maneggio, in un posto sperduto e infatti ci siamo perse, ho chiesto a chiunque dove fossero i cavalli, siamo arrivate a nitrire e sbuffare per farci capire.

“Nǐ zhīdào mǎ zài nǎlǐ ma? Dove sono i cavalli?” la mia app chiedeva instancabile.

Finché troviamo lui, l’uomo dal mignolo lungamente unghiuto, il suo sguardo viene attraversato da un insolito guizzo, lo vedo che ha capito, finalmente ci siamo, mi risponde, pendiamo dalle sue labbra di oracolo, che intelligente è, unghietta nostra! Parla nel telefono, la app ci pensa e finalmente traduce:

“La nuvola bianca sopra di noi” mentre mignolo indica il cielo. Quando il dito indica la luna lo stolto guarda il dito e non potrebbe essere altrimenti in questo caso, mi sento decisamente stolta e il suo dito è ipnotico.

Ironia della sorte, cercavamo cavalli abbiamo trovato cavallo pazzo!

Ora la app è diventata un gioco che ci fa ridere tantissimo: ripetiamo le parole in cinese e vediamo cosa diciamo in realtà, è incredibile quante cose diverse si possano dire in cinese credendo di ripetere sempre la stessa, basta infatti cambiare leggermente l’intonazione per stravolgerne il significato. Inoltre ci è stato spiegato che il modo di parlare e i vocaboli variano molto da regione a regione, mentre la app parla un mandarino ufficiale che è ben lungi dall’essere universale.

Ed è così che, in una delle innumerevoli possibilità, sai dove sono i cavalli diventa:

“Sai cosa sei?”

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