Cartoline dalla Francia

Quante volte abbiamo invocato un’ischemia transitoria dopo quarantacinque minuti al palo dell’altalena.

Ti volti in cerca di una seduta anche modesta, e ci trovi loro: le professioniste del parco giochi, creature leggendarie mezze donne mezze panchine.

Arrivi e loro ci sono, vai via e loro rimangono; non c’è stata una volta che arrivando non le trovassi già lì piazzate. Costoro sono generate e non create come Cristo, ci sono da sempre, da prima dei tempi. In realtà quella panchina neanche esiste senza di loro.

Chiedi alle altre sfigate a che ora del mattino bisogna presentarsi per prenotare un posto, ma tutte fuggono misteriosamente quando tocchi l’argomento. Non hai risposte, cominci a pensare che quella panca se la portino da casa.

Tua figlia al parco ti costringe all’addestramento dell’esercito israeliano, loro riescono a rimanere sedute per tutto il pomeriggio con delle tecniche segrete che stai cercando di carpire.

Sanno tutti i nomi dei bambini presenti e assenti, ne conoscono l’albero genealogico e possono risalire di sette generazioni; con uno sguardo solo e rapidissimo riescono a coprire l’intera area giochi e a localizzare la prole; non si alzano neanche se il figlio si spacca un braccio poiché egli è stato addestrato a piangere dentro; arbitrano le dispute.

L’alternativa alla panchina di merda del parco giochi finalmente ce la regala la Francia.

Merci beaucoup.

 

 

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