UN ESTATE PIENA RASA
Quattrodici settimane di vacanza. La lunga estate caldissima delle scuole italiane è la più lunga d’Europa. Come noi, si fermano solo Lettonia e Malta. Eppure, paradossalmente i nostri studenti vanno a scuola più degli altri: il calendario scolastico italiano, con i suoi 200 giorni di lezione, è infatti quello che dura di più, assieme a quello della Danimarca.
Ma non è (solo) la quantità a fare la differenza: il nostro è “uno dei sistemi più stressanti del mondo”, a causa dei carichi di lavoro eccessivi e concentrati nello stesso periodo di tempo, con un effetto negativo non solo sul rendimento scolastico, ma anche sul benessere psicofisico degli studenti.
Per questo, “il nuovo tempo scuola NON è più rimandabile”, si legge nella petizione congiunta lanciata dalla Ong italiana @weworld.onlus e dal duo di autrici @Mammadimerda, al secolo @Sarah.Malnerich e @franciflower.
“Un’estate piena rasa” chiede alle istituzioni di ascoltare la voce delle famiglie e ripensare il tempo, e i tempi, della scuola perché diventi davvero a misura di bambinǝ, ragazzǝ e delle loro famiglie. E perché, soprattutto, “possa garantire educazione di qualità per tutte e tutti, senza interruzioni, a prescindere dal contesto di provenienza”.
La pausa estiva, ricorda la petizione, era basata sul ciclo del grano: le lezioni duravano 9 mesi e si interrompevano per 3 per permettere a tutta la famiglia di partecipare alla mietitura. Un’esigenza che si è evidentemente spenta nel tempo, lasciandosi dietro un retaggio arcaico che va a discapito soprattutto di bambine e bambini vulnerabili e dei loro genitori. Un’interruzione così lunga, infatti, “moltiplica le disuguaglianze, favorisce la perdita di competenze cognitive e relazionali di bambine, bambini e adolescenti e scoraggia la conciliazione di vita-lavoro per tanti genitori costretti a destreggiarsi tra campi estivi costosissimi e mancanza di alternative a prezzi ridotti”.
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