LA SCUOLA NON È UN PARCHEGGIO
Gli insegnanti sanno che non si insegna per lo studente medio che non esiste.
Gli insegnanti non traggono soddisfazione personale per il successo del genio. Orgoglio e gioia nel poter stimolare, partecipare e assistere alla vita di quell’intelligenza viva, sì.
La mia migliore amica, in arte la dottoressa Medea che ha animato questa pagina, disse ironicamente al suo studente più brillante di liceo, che scrisse un tema di attualità con richiami all’Europa, a Mazzini e via dicendo, frutto di suoi approfondimenti personali al pari di un elaborato universitario, che il suo ego un po’ soffriva perché lui sarebbe stato così comunque, a prescindere da lei. La mia migliore amica mi raccontò che aveva un primo che tutti gli insegnanti avrebbero voluto vedere col binocolo perché erano maleducati, difficili, rumorosi, con un’attenzione labilissima e tutti storti come sono gli adolescenti delle ultra periferie, da cui io provengo. Mi disse che erano già la sua classe preferita perché alla fine è per loro che si sceglie di insegnare.
Gli insegnanti sanno che ricoprono anche una funzione sociale e non svolgono solo un lavoro, che va oltre l’insegnamento, a volte significa anche offrire un “parcheggio” adatto ai minori, un posto migliore dove stare mentre i genitori si fanno il culo o magari fanno le rapine. E magari la scuola è proprio uno di quei posti dove lo Stato tutela il tuo diritto ad essere un bambino come tutti gli altri, con le stesse possibilità, offrendo uno scenario diverso da quello che hai a casa. La scuola è uno di quei posti in cui lo Stato si prende cura dei suoi cittadini minori, che non è solo insegnare a leggere e scrivere.
La politica della cura, la chiamava Marielle Franco, attivista brasiliana uccisa nel 2018.
Ripartiamo da qui, anche nel riconsiderare il ruolo e il trattamento degli insegnanti.
@sarah.malnerich
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