Impariamo a galleggiare

Abbiamo tutti ragione. Abbiamo tutti torto.
Ha ragione chi dice “c’è gente che muore, se fosse tuo nonno?”, ha ragione chi dice “ma così moriremo di fame”.
Ci sono delle ragioni però che non ho più la forza di ascoltare perchè sono stanca, stanca di argomentare con logica e dati, stanca di tentare la via dell’empatia, stanca di tentare di riportare giudizi spietati sulla strada della comprensione.
Farò quindi un elenco delle risposte sensate alle principali offese ricevute in questi mesi, dopodichè avrò esaurito ogni energia e caricherò in canna il vaffanculo:
⁃ la scuola non è un parcheggio! (Spesso detto da insegnanti). La società è architettata così: adulti a lavorare, bambini a scuola ad imparare. Non è una grande novità, è così da decenni. L’obbligo scolastico (che, ricordiamo, termina a 16 anni) è stato istituito perché prima i bambini stavano in strada e la qualità di un paese si basa soprattutto sulla cultura della propria popolazione. Se la scuola è un parcheggio dipende da chi la scuola la fa, non da chi la subisce. Ministero, dirigenti, insegnanti. Non dagli utenti del servizio per il quale paghiamo tasse altissime (anche per chi evade), ne’ dai tutori degli utenti, che vivono all’interno di un patto sociale. Se la scuola è un parcheggio i primi ad essere furiosi siamo proprio noi utenti.
⁃ È tutta colpa di chi è andato in vacanza/al bar/a correre/a cena da zia Pina/scegliete l’opzione che preferite: mi sembra evidente che il tiro al bersaglio sia una disciplina olimpica, ma in questa seconda ondata l’unico sport praticabile è il nuoto, per rimanere a galla. È ovvio che tendiamo a tornare alla libertà, se chi ci governa ha stabilito che fosse possibile correre/andare in vacanza/comprare l’ennesima inutile candela profumata e lo abbiamo fatto non siamo degli assassini/untori/pazzi scriteriati. Qualcosa casomai non ha funzionato nella valutazione del problema a monte, io che sono una cittadina posso essere ottimista e sperare che la seconda ondata non si verifichi, chi è incaricato della gestione dello Stato quest’ottimismo invece non se lo dovrebbe poter permettere.

Che sarà mai la scuola chiusa, i nostri nonni hanno fatto la guerra e i bambini muoiono di fame in Africa (ma anche in Italia in parecchi non se la passano bene, tanto che oltre 1 milione di under 14 fa un pasto decente solo a scuola). Ognuno vive nel proprio tempo e nel proprio luogo, non fingete di caricarvi ipocritamente tutti i mali del mondo quando non siete nemmeno capaci di riconoscere la sofferenza nel vostro vicino di casa. I bambini italiani, che sono gli adulti di domani, stanno soffrendo, ve lo stiamo dicendo noi che con loro viviamo. Ve lo dicono gli educatori, le ricerche, cominciano ad accorgersene anche all’oms. Non sottovalutiamo questa sofferenza solo perchè il loro corpo non è dilaniato dalle bombe, pensate se qualcuno derubricasse la vostra: “hai divorziato? Cosa vuoi che sia, pensa alle povere spose bambine!”
Impariamo a galleggiare, è chi annaspa per salvare solo se stesso che farà affogare tutti.

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