dal ceto medio riflessivo, con affetto

Ero qui che riordinavo pigramente la mia libreria per sfumature di colore, valutando di eliminare i tomi che non si intonano con la tappezzeria, quando mi sono ricordata all’improvviso che mia figlia non riceve un’istruzione scolastica da mesi.

Complice un po’ la noia, un po’ la canicola estiva - che, si sa, se vai a passeggiare in un periodo storico in cui non esistono più le mezze stagioni dove una volta era tutta campagna alle ore più calde e non ti idrati abbastanza, può tirare brutti scherzi - insomma ho capito che una donna mediamente borghese e riflessiva ha bisogno di ben altro per sentirsi realizzata. Mi sono messa quindi alla ricerca di altri cromatismi di me stessa, spulciando un po’ tra le indagini Istat e un po’ tra gli articoli estivi che mi gira il link quella poverella di mia figlia, che manifestava sempre il venerdì con i Fridays For Future per farci allungare il fine settimana su Santa (Margherita).

Certo, parlare di scuola fa sempre figo e poi, tutto sommato, non ne tratta proprio nessuno negli ultimi tempi e infatti eccomi qui, alla ricerca disperata di un senso della vita, a leggere una Saraceno al giorno senza farmi illusioni. Non sarò mai un’intellettuale, sarò sempre solamenta una riflessiva che pensa e ripensa in modo circolare ossessivo, senza tregua ma senza risultato. Certamente, una mediocre medio borghese anche se il ceto medio non esiste più. Infatti, paradossalmente, io non esisto.
Mi ha inventato Guia Soncini.

La mia crisi è profonda, s’intende, quanto lo sfondo dei Coralli riflessi su Zoom, o come il bicchiere di certe donne single che a una cert’ora, prima di mettersi a pontificare, si dissetano in solitudine Covid con una bottiglia comprata di nascosto da se stesse. E infatti, la casalinga scrittrice di Voghera è stato il primo stereotipo al quale ho detto no, non ce la posso fare perché il tempo di bere e seguire il “programma” non ce l’ho più purtroppo. Anche perché se bevessi non saprei poi come dare ordini alla colf peruviana assunta regolarmente a metà, che il lavoro che fa in nero è così tanto peggio di quello che le arriva in busta paga ma che comunque deve seguire i miei figli al mare quando io sono nell’attico a patire il caldo.

Altra possibilità, le complottiste che pur di non avere tra le palle i figli li manderebbero anche in infettivologia. Bel profilo, sì, potrebbe andare perché abbiamo un sacco di tempo libero che passiamo sulle chat di Whatsapp No vax No logo solo Fake news. E ripetiamo a manetta la maggior parte degli assiomi che ci capitano, basta che me li instili il guru che ci vorremmo scopare ma che non possiamo perché lui, si sa, segue sempre la scia delle sciure riccastre e noi al momento non abbiamo il becco di un quattrino se non i 600 euro del Governo con cui paghiamo internet per collegarci a Tinder e alle chat della scuola da cui ormai si evince chiaramente che non c’è rimasta una madre nornale in città. Stanno tutte fuori dal centro. O centrate male. O fate voi.

La noia è il mio problema, e infatti ci mangio sopra. Rubo il cibo a mia figlia, cucino manicaretti incredibili da quando mi hanno lasciato a casa, e al posto dello smartworking faccio lo smart cooking. Cucino per tre anche se siamo in due e mangio il doppio di quanto dovrei. Sono un cliché interessante? Non lo so. Il marito non c’è non sono sposata non sono lesbica non sono cool non sono magra non sono sui social. Va bene lo stesso come mamma ipocondriaca pazza che desidera il figlio a scuola? No, forse no, però dai, adesso basta coi dolci: “Ma perché non rompere un po’ i coglioni sul diritto all’istruzione?”.

Con la banda finalmente alleggerita da DAD, call e sexting con l’amante in vacanza con la moglie, giornalista autocentrata, così presa da se stessa e dal lavoro da non accorgersi di ciò che succede ad altri che non sono lei, mi sono lanciata in un’agguerrita campagna di post lamentosi su Facebook sulla chiusura delle scuole e sull’impatto che ha in una società civile e strutturata in un certo modo secondo Costituzione e sull’occupazione femminile.

Che sono quelle cose che ti risolvono tutte le situazioni e ti fanno fare sempre la tua porca figura, come una giacca d’Armani o una bella manifestazione con megafono sul profilo Facebook.

Sarà una lotta senza quartiere fino a Settembre. Quando si spera riapriranno finalmente le estetiste; ché il semipermanente fa un effetto più bello del gel, però dura meno.

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