LA CONDIZIONE DELLE MADRI IN ITALIA NON È UNA NARRAZIONE

Intervenuta ieri a una conferenza sulla crisi demografica, la presidente Meloni ha detto che come la sta affrontando questo governo, nessuno mai.
Mi piace ricordare quello che la presidente ha definito “lo strumento più significativo” in manovra di bilancio: il cosiddetto bonus mamma che bonus non è, ma una forma di decontribuzione per le madri lavoratrici solo a tempo indeterminato, con almeno due figli di cui uno sotto i 10 anni. Non solo secondo le proiezioni una misura così concepita interessa appena il 6% delle donne madri lavoratrici, ma non sposta manco un capello in busta paga, anzi. (In pagina trovate due articoli su questo in cui viene spiegato bene).
Parliamo dei posti in più nei nidi e dei servizi per l’infanzia che neanche quest’anno vedremo, soprattutto al Sud dove praticamente scompaiono. Forse entro il 2025 e dopo aver tagliato 100 mila posti su quelli inizialmente programmati con i fondi di PNRR.

Nel discorso la presidente parla della necessità di cambiare la narrazione sulla maternità, che per anni è stata fatta come “mettere al mondo un bambino avrebbe compromesso libertà, sogni, carriera, in alcuni casi la bellezza, che quindi era una scelta che in fondo non era conveniente”.
Le definisce “tesi surreali”, che però sono supportate da dati, rapporti e studi che forse inverosimilmente nei ministeri non hanno letto.
Studi che dimostrano la stretta correlazione tra nascite, occupazione femminile e servizi per l’infanzia. Rapporti che evidenziano l’uscita dal mercato del lavoro delle donne dopo la gravidanza, della riduzione involontaria degli orari di lavoro se rientrano, il gap economico tra le donne che fanno figli e chi non li ha.

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