LA CHIAMAVANO SANITÀ

Nella relazione depositata in Parlamento sulla gestione dei Servizi sanitari regionali per gli esercizi 2022-2023, si legge che “Le performance del servizio sanitario nazionale riguardo agli esiti di salute e alla qualità delle cure, risultano generalmente superiori a quelle medie dei Paesi Ocse, e descrivono, quindi, un sistema sanitario mediamente efficiente ed efficace”.

Eppure da un sondaggio Ipsos condotto per la Giornata mondiale della salute è emerso che il 16% degli italiani rinuncia alle cure per la difficoltà ad accedere alle liste d’attesa e i tempi previsti.
E da un altro rapporto sappiamo che nel 2023 sono aumentate le richieste di prestiti per curarsi. E che nel 2025 la spesa pubblica per la sanità sarà inferiore a quella di vent’anni fa.
Quattordici tra i più eminenti scienziati italiani, tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi, hanno sottoscritto un appello per denunciare la grave condizione del servizio sanitario nazionale e chiedere interventi e investimenti d’urgenza.
“I dati oggi dimostrano che è in crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura e aumento delle diseguaglianze regionali e sociali”, scrivono, “la spesa sanitaria in Italia non è in grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l’autonomia differenziata rischia di ampliare il divario tra Nord e Sud d’Italia in termini di diritto alla salute”.
Diritto alla salute garantito dall’articolo 32 della Costituzione.

Eppure la relazione presentata in Parlamento ci dice che dai, tutto sommato la Sanità va alla grande.
Se vi sembra che ci stia piovendo in testa, guardate meglio.
@sarah.malnerich

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