LA PAURA È UNA FORMA DI CONTROLLO

La paura che il mondo là fuori sia un posto pericoloso per le donne è dura da togliersi dalla testa, nonostante la maggior parte dei femminicidi avvenga dentro casa o per mano di un ex partner. Idealmente avere la “protezione” di un uomo ci fa vivere più tranquille, perché una donna sola nella vita è percepita come un soggetto fragile, una preda.
Senza arrivare ai casi tragici che diventano cronaca, pensiamo anche solo al catcalling: qual è la finalità di un fischio per strada o di un apprezzamento più o meno triviale? Qual è la sua matrice? La risposta è oggettificazione della donna e cultura dello stupro. È come se fossimo forme di toma in esposizione, messe lì a un solo scopo, per compiacere i maschi, il loro sguardo e i loro desideri. Cosa si aspettano esat- tamente, che si corra a ringraziarli per sentirsi apprezzate, desiderate? Che gli si dia il numero di telefono per approfondire la conoscenza con cotanto estimatore? Ovviamente nessun fischiatore punta al risultato. Semplicemente rivendica il potere sul nostro corpo che sente di avere per natura, che esprime anche solo nel metterci in soggezione, e lo esercita, senza curarsi delle conseguenze su qualcosa che ritiene già suo, in qualche modo. Ci scusino se proprio non riusciamo a vederci un complimento. Se ci mette a disagio, nella migliore delle ipotesi, o ci spaventa, come le molestie sanno fare.
Questa forma di paura, reale o indotta, verso l’esterno funziona meglio di qualsiasi disciplina imposta ed è una forma di controllo sui nostri corpi e sulle nostre vite.

Una donna libera di lavorare, muoversi, spostarsi, cambiare partner, è una persona che conosce, apprende, acquisisce strumenti di valutazione, mette in discussione, rifiuta ciò che non le si confà, esercita il proprio diritto a desiderare”.

“ANGELE DEL FOCOLARE Dove sta di casa la felicità?”

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