Donne agitate
Da un po’ di tempo a Torino, città nella quale abitiamo, succede una cosa fiabesca: i bambini li portano le cicogne. Almeno tutti quelli nati intorno al 2014-2015, quelli che vanno all’asilo e che ci andavano fino a due anni fa.
I genitori di questa leva, dopo un romantico findanzamento e lunghe passeggiate mano nella mano al Valentino lungo le sponde del Po, hanno espresso un desiderio all’universo e dopo 9 mesi ecco recapitato l’amato fagottello.
A missione compiuta, le cicogne vanno a riposarsi presso l’apposito centro a loro dedicato a Racconigi, che mo ho capito perché sta là.
A Torino non si scopa più.
Quindi se c’avevate fatto un pensierino, levatevelo subito dalla capoccia e andate a Milano, così i torinesi se incazzano ancora de più, che quella storia del Salone del Libro ancora la masticano male. Però aspettate che torni almeno zona arancione.
Chi verrà sorpreso a praticare ancora, verrà esposto alla gogna e al pubblico ludibrio, nonché licenziato dal posto di lavoro. A maggior ragione se sei una donna, che si sa, queste cose le fanno le isteriche, le pazze, e una volta le rinchiudevano nei manicomi. C’avevamo pure questo a Torino, una città manicomiale a Collegno. In alcuni ospedali psichiatrici lo chiamavano padiglione “Donne agitate”. Uno di quelli in cui è finita più volte Alda Merini a fare l’elettroshock, per capirsi.
Magari sei una maestra, e hai pure la sfortuna nella vita di avere come ex fidanzato un uomo da due lire del vecchio conio, che come in una barzelletta di Pierino di quando eravamo piccoli, fa vedere a tutti nello spogliatoio le foto e i video che gli mandi. E poi li gira a tutti gli amici della chat.
Nella puritana Torino dove non si scopa più e i bambini nascono sotto i cavoli, dove fare l’amore come ci piace evidentemente è ancora uno stigma sociale e non una cosa sana, i papà che sono nella chat dell’omuncolo si allarmano- perché come in una canzone degli anni ‘80, fuori dal letto nessuna pietà- e a loro volta girano il video alle mamme dell’asilo, che si indignano a morte che questa maestra faccia proprio del sesso. Non si indignano con il mezz’uomo che ha fatto girare il video, facendo quadrato intorno a questa donna, proteggendone la privacy e sostenendola: no, la minacciano. E la dirigente scolastica, da donna solidale, la convince a dimettersi.
Nella patinata Torino per fortuna ci sono maestre di 22 anni che non si fanno stigmatizzare dall’ipocrisia né intimorire, e denunciano tutti.
Buongiornissimo, Torino, Kaffeeeé?!
I genitori di questa leva, dopo un romantico findanzamento e lunghe passeggiate mano nella mano al Valentino lungo le sponde del Po, hanno espresso un desiderio all’universo e dopo 9 mesi ecco recapitato l’amato fagottello.
A missione compiuta, le cicogne vanno a riposarsi presso l’apposito centro a loro dedicato a Racconigi, che mo ho capito perché sta là.
A Torino non si scopa più.
Quindi se c’avevate fatto un pensierino, levatevelo subito dalla capoccia e andate a Milano, così i torinesi se incazzano ancora de più, che quella storia del Salone del Libro ancora la masticano male. Però aspettate che torni almeno zona arancione.
Chi verrà sorpreso a praticare ancora, verrà esposto alla gogna e al pubblico ludibrio, nonché licenziato dal posto di lavoro. A maggior ragione se sei una donna, che si sa, queste cose le fanno le isteriche, le pazze, e una volta le rinchiudevano nei manicomi. C’avevamo pure questo a Torino, una città manicomiale a Collegno. In alcuni ospedali psichiatrici lo chiamavano padiglione “Donne agitate”. Uno di quelli in cui è finita più volte Alda Merini a fare l’elettroshock, per capirsi.
Magari sei una maestra, e hai pure la sfortuna nella vita di avere come ex fidanzato un uomo da due lire del vecchio conio, che come in una barzelletta di Pierino di quando eravamo piccoli, fa vedere a tutti nello spogliatoio le foto e i video che gli mandi. E poi li gira a tutti gli amici della chat.
Nella puritana Torino dove non si scopa più e i bambini nascono sotto i cavoli, dove fare l’amore come ci piace evidentemente è ancora uno stigma sociale e non una cosa sana, i papà che sono nella chat dell’omuncolo si allarmano- perché come in una canzone degli anni ‘80, fuori dal letto nessuna pietà- e a loro volta girano il video alle mamme dell’asilo, che si indignano a morte che questa maestra faccia proprio del sesso. Non si indignano con il mezz’uomo che ha fatto girare il video, facendo quadrato intorno a questa donna, proteggendone la privacy e sostenendola: no, la minacciano. E la dirigente scolastica, da donna solidale, la convince a dimettersi.
Nella patinata Torino per fortuna ci sono maestre di 22 anni che non si fanno stigmatizzare dall’ipocrisia né intimorire, e denunciano tutti.
Buongiornissimo, Torino, Kaffeeeé?!
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