A QUANTE SIAMO?

Ogni mercoledì porto mio figlia a fare fisioterapia. Niente di che, una ginnastichina.
Tornando in macchina ascoltiamo sempre la radio, e mercoledì è passata la notizia che un uomo, un padre, un italiano, Pasquale Pinto ha ripetutamente accoltellato a morte sua moglie Eva Kamishka.

Non faccio in tempo a pensare a cosa ho appena sentito, che mia figlia seduta dietro mi dice:
“A quante siamo, mamma?”.
Con questa naturalezza triste, con questa quasi rassegnazione.
Mia figlia ha 8 anni.

Siamo a 6 in poco più di un mese dall’inizio dell’anno uccise per mano di un partner.

Nell’incontro organizzato sull’educazione all’affettività organizzato dalla Regione Veneto, la già tristemente nota assessora all’istruzione Elena Donazzan ha invitato a intervenire la psicologa Vera Slepoj secondo la quale “il patriarcato non c’entra con i f3mminicid1 perché è finito nel 1700”.
Il problema risiede nella famiglia in crisi, il problema siamo noi donne che ci siamo messe in testa di poter lavorare perché come dice la dottoressa “le donne hanno scelto di essere manager” e abbandonano i figli da soli a “scaldarsi il pranzo nel microonde o mangiare al McDondald’s”. Noi che non allattiamo “per questioni estetiche” e facciamo sentire i figli rifiutati. Quei figli maschi, immagino, che poi crescendo metabolizzano il trauma su una compagna a suon di pugni o coltellate.
Quindi forse la conta dovremmo farla al contrario: a quanti maschi sofferenti siamo dall’inizio dell’anno? Perché questo ci stanno dicendo. Invisibilizzandoci e colpevolizzandoci della nostra morte ancora una volta.
@sarah.malnerich

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