Le mamme in rivolta: «Chi si occuperà dei bimbi nella Fase 2?»
#noncisiamo è l’hashtag della campagna social lanciata dal gruppo Mammadimerda, il blog da 52 mila follower. Forti critiche all’operato del governo
«Non ci siamo». Nei pensieri di chi governa, nelle dichiarazioni, nel dibattito «dei piani alti». Ma, soprattutto, nelle misure economiche e sociali pensate per la Fase 2 dell’emergenza coronavirus. Sono i bambini e le famiglie, il cui futuro in vista della riapertura delle attività produttive è un grande punto interrogativo: «Chi si occuperà dei più piccoli, quando riapriranno uffici e aziende?».
#noncisiamo è l’hashtag della campagna social lanciata dal gruppo Mammadimerda, il blog da 52 mila follower che tratta la maternità con toni ironici, che ha l’obiettivo di far arrivare al governo le domande urgenti delle madri, invitandole a farsi una foto con il cartello «Chi pensa ai bambini» e taggare le ministre all’Istruzione Lucia Azzolina e alle Pari Opportunità Elena Bonetti. «Il fatto che le scuole rimarranno chiuse — racconta una delle due fondatrici, Francesca Fiore — è passato sotto silenzio, ma noi siamo andate nel panico: la maggioranza delle madri hanno giù usato tutti i permessi possibili, ma dal 4 maggio saranno chiamate a tornare a lavorare; chi si occuperà dei nostri figli, chi continuerà a seguirli nella didattica online». Ma quella di Francesca è la preoccupazione di tantissime altre donne, che rischiano di fare un passo indietro in diritti conquistati a fatica: «Continuavamo a ricevere centinaia di messaggi disperati, e un sacco di madri ci hanno detto: “Mi licenzierò, non ho altra possibilità”: rischiamo un passo indietro di 50 anni, perché chi vuoi che sacrifichi il proprio lavoro? Volevamo incanalare il malcontento e farlo emergere: così, abbiamo lanciato la call to action».
Il post ha raggiunto 202 mila persone su Facebook e oltre 10 mila su Instagram in 48 ore, rappresentazione plastica di quanto il problema sia sentito. «D’altronde — aggiunge la sua socia, Sara Malnerich — le risposte individuate finora, 15 giorni di congedo retribuiti al 50% e un bonus babysitter da 600 euro, non sono assolutamente soddisfacenti. E perché le necessità psicofisiche e relazionali dei figli non vengono prese in considerazione? L’estate è alle porte e le ferie sono terminate, già utilizzate in questi mesi, i nonni, per chi ne può godere, welfare di comodo sul quale il governo conta da sempre, in questo momento sono fuori servizio». E i centri estivi, come sottolineano entrambe, «sono spariti dai radar».
Le risposte, Francesca e Sara non le hanno, non spetta a loro darle — se non quelle ironiche: «O depenalizzano l’abbandono di minore, oppure lo sfruttamento del lavoro minorile, così mandiamo loro in ufficio e noi restiamo a casa». Quelle urgenti «spettano al governo».
18 aprile 2020
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