Cenerentola operaia cocainomane
Quando inaspettatamente ti ritrovi sul Fatto Quotidiano. E ti emozioni perchè il tuo progetto è stato compreso e spiegato talmente bene che dopo averlo letto ti sembra di averlo capito un po’ meglio anche tu. Grazie @bethambrosi per averci capite.
Illustrazione @giudit
Si definiscono “dis agiate della maternità”, “disorganizzate croniche della vita familiare”, fautrici di una Repubblica fondata su Senso di inadeguatezza, Procrastinazione, Depilazione casuale e Aperitivo (perché l’ “alcol è come l’allattamento a richiesta, ti trova quando ti deve trovare”). Sono le fondatrici del blog “Mammadimerda” e della omonima pagina Facebook, luogo di speranza e abbandono per oltre 60mila madri, dove si utilizzano solo immagini di donne anni 50 perché non si equivochi la poco allegra condizione della donna italiana. Condizione che, però, loro raccontano con sarcasmo e autoironia, riuscendo così a piazzare con leggerezza la polemica contro le scuole chiuse – “Unico pro della Dad? Niente pidocchi” – come la petizione contro i padri vietati in sala parto causa Covid-19 (“Ma che supporto, io lo voglio accanto perché lo devo insultà”).
PROPRIO IN QUESTI GIORNI è uscita una nuova edizione del loro libro, Non sei sola. Fenomenologia della Mammadimerda , in cui Francesca Fiore – “Mdm1”– e Sarah Malnerich – “Mdm2” – “tratteggiano questa figura mitologica, mezza madre e mezza merda”, lontanissima sia dalla tanto esaltata mamma imperfetta sia, ovviamente, da quella perfetta, “quella che corre a piedi nudi nei boschi e ha figli educati e bilingui anche se nati a Trofarello”. La Mammadimerda ha come obiettivo diffondere senso di “inadeguatezza e approssimazione”, restituendo finalmente dignità a quelli che chiama diversamente genitori, se ne frega dei giudizi, si appunta post- it del tipo “non addormentarsi prima di aver appeso la calza della befana”, accetta serenamente l’impossibilità di ogni pedagogia montessoriana quando vede la nonna regalare la mini scopa con paletta, infine per la dieta punta alla sopravvivenza.
Il suo bersaglio polemico è un’idea di parità per cui la donna lavora senza abdicare a tutti gli altri doveri, come una “Cenerentola operaia cocainomane”, il suo modello di coppia ideale quello del pinguino, col maschio che resta a covare le uova e la femmina che se ne va e poi torna “carica di gioia e grasso addominale”. Soluzioni magiche, dicono le autrici, non ce ne sono, ma aiuta ad accettare il lato oscuro della maternità. Ed essere consapevoli, sempre, “che essere madri di merda non è il male peggiore, nascere teste di cazzo poteva essere molto peggio”.
DONNE Basta col cliché della tuttofare: “Cenerentola operaia cocainomane”
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