i buchi

Vivo a dieci minuti dalle montagne. Succede che in una domenica qualsiasi, dopo 12 mesi in cui come soldatini i bambini si sono adeguati a tutto anche alla perdita del loro diritto di essere bambini, decido di portare mia figlia di 5 anni a fare due scivolate sulla neve con il bob. Un po’ per sottrarla all’ennesima domenica chiusa, un po’ per sottrarre noi all’ennesima domenica di “Mamma mi annoio”, diciamolo.
Vivo in delle valli chiuse, che per questo motivo non hanno sviluppato turismo, non ci sono impianti se non un piccolo ski-lift- attualmente fermo- che assomiglia più a una giostra viennese con delle grucce appese al posto dei cavallini, ma che fa il suo dignitosamente per i pochi affezionati che abitano queste montagne; e una pista da fondo, per quei quindici amatori che la popolano nel fine settimana. Questi sono gli unici due punti in cui la neve è battuta, quindi sicura.
Attendiamo che gli ultimi quattro prodi della giornata transitino sulla pista da fondo, e quando siamo sicure di non disturbare più nessuno sportivo della domenica che si allena per la Coppa Cobram, di non rischiare neanche per un fugace istante di assembrarci con qualche alpinista che esercita il proprio diritto di praticare uno sport individuale, in una valle deserta in mezzo alle Alpi, già abbastanza contrariata dall’essere in un posto freddissimo contro la mia natura con la motilità di un panino imbottito, bene attenta a non passare sui binari da fondo perchè non è non so proprio niente niente, uso due metri di dislivello della pista per compiere quello che nella mia approssimazione ho scoperto essere un atto criminoso: far scivolare mia figlia con il bob. Tempo un minuto un giovane solerte con pettorina gialla arriva a urlarmi dalla strada che non si può camminare sulla pista da fondo, perchè si fanno i BUCHI. Rimango un po’ interdetta perchè ammetto di non saperlo quindi riprendo bob e bambina e mi avvio sollevando spruzzi di neve fresca con il vortice dei coglioni, ma cercando di non fare BUCHI. Faccio notare in mezzo a quel rumore di turbìne al solerte giovane che forse dopo un anno che questi bambini sono chiusi in casa, si può chiudere un occhio e soprassedere di fronte al diritto di quindici adulti di praticare il loro sport del cuore, e concedere anche ai bambini di godersi due metri di neve battuta in mezzo alle valli sperdute del Piemonte. Mi viene replicato che questo è il regolamento e che se non sono d’accordo me lo spiegheranno i carabinieri. Mia figlia mi si stringe spaventata. Core de mamma ruggisce. Lo invito ad andare a minacciare la sua di mamma possibilmente non in presenza di bambini che si possano spaventare, e chiaramente di mandarmi i carabinieri a contestarmi l’efferato delitto.
Voi avete sempre superficialmente creduto di vivere in un paese lassista, dove nulla funziona e i tempi della burocrazia sono orrendamente dilatati. Come me del resto, fino ad oggi. Ma da oggi io so che possiamo dormire sonni tranquilli, al caldo dei nostri letti mentre fuori si agitano a nostra insaputa le Forze del Male, i perfidi bobbatori, i furbetti della guidoslitta. Tempo dieci minuti, la mia macchina viene riconosciuta da una volante dei carabinieri e io vengo identificata. Con quale accusa? Nessuna. Semplicemente “possiamo farlo”. E anche “siamo venuti ad accertare i fatti”. I fatti di cui sopra. Io non so se a voi sia mai capitato di dover chiamare i carabinieri in una situazione emergenziale, ma qui trattasi di Premio Rapidità ed Efficienza, e questo non può che farci piacere.
Ecco non è tanto per il pomeriggio fuori rovinato a mia figlia nella situazione che da un anno tutte viviamo, non è neanche per averla vista piangere spaventata perchè a fronte di una tale solerzia non abbiamo potuto fare altro che invitarla invece a sentirsi rassicurata: ma un po’ di comprensione per lo sbattone che ho fatto per ritrovare tutta l’attrezzatura da neve la vogliamo adoperare? #mdm #neve #domenica #scidifondo

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