Giovedì Gnocca: BEYONCÉ

Se le protagoniste del GIOVEDÌ GNOCCA fino ad ora sono state delle supermamme fascinose, di successo, eroiche, anche nobili, qui si parla di una divinità prestata alla musica, una regina totale: signore, inchinatevi dinanzi a sua maestà Beyoncé.
Mezzosoprano, voce esaltata per estensione e forza, la sua incredibile carriera di cantante inizia sin da bambina con la creazione di una band femminile che poi diventerà un trio con il nome di Destiny’s Child.
La madre cuce loro i vestiti di scena, il padre lascia il lavoro per seguire il gruppo. Quando i tuoi non ti caricano affatto di aspettative. Ma evidentemente babbo c’aveva visto lungo, che non significa che domani ti devi licenziare perché tua figlia balla sulla sigla di Shimmer and Shine (ooh- oh-oh-oh ooooh oooooh oh-oh).
Ha vinto 22 Grammy (per il momento…) di cui 19 da solista e ricevuto 62 nominations; venduto 60 milioni di copie con le Destiny’s Child e 118 milioni da sola. Praticamente quanto la popolazione di tutta la Russia, che non è esattamente la Repubblica di San Marino, sotto lo zar Nicola II.
Dopo i numeri, mettiti comoda che adesso ti do due titoli: giudicata La donna più sexy del XXI secolo, tra le 100 persone più influenti del pianeta, definita icona della moda, donna più ricca della Terra nel 2014 nella classifica stilata da Forbes, è stato stimato che la ragazza guadagni in un’esibizione £71.040 al minuto, più di qualunque altra artista vivente.
Ha fatto tre figli con il rapper Jay Z e li ha chiamati Blue Ivy, Sir e Rumi Carter, perché evidentemente i nomidimerda vanno forte anche all’estero. Ma perchè parlarne ora e rovinarci questo momento di frustrazione?
Beyoncè non è solo una cantante, una ballerina, una performer straordinaria, un genio assoluto del pop; ella mi è anche attrice, imprenditrice e stilista, creando una linea sportiva dedicata alla figlia. E qui ti invito a riconsiderare il modo in cui vesti tua figlia al mattino in preda ai multipli crolli nervosi che quel gioioso momento di intimità madre-figlia riserva.
È la donna che ha cantato di fronte al presidente degli Stati Uniti, è l’afroamericana che nel 2013 si è esibita durante il Super Bowl, la finale di campionato di football che è tipo la cosa più simbolica negli Stati Uniti dopo la bandiera, e all’interno di questa performance ha inserito l’omaggio a Malcolm X marciando all’interno dello stadio con un esercito di ballerine vestite da Black Panthers e rivendicando di fronte a 100 milioni di persone l’orgoglio delle sue origini e rimarcando ancora una volta il grande potere delle donne (il pezzo si apre con la frase: “Okay, ladies, let’s get in formation”).

Mammadimerda non è riuscita ad affrontare nemmeno l’ultima riunione dell’asilo in cui con una debolissima scusa ha inviato il marito per fargli provare l’ebrezza con la speranza di vederlo tornare provato come dopo la campagna di Russia; tutti i sogni ancora in volo sono precipitati quando al suo rientro l’eroe ha esordito con un entusiastico: “CIÒ CHE HO VISTO NON HA PREZZO!”.
Ma più di tutto, per mammadimerda Beyoncè sarà per sempre Colei che ha sdoganato la cosciona, restituendole la giusta dignità. E la ama tutte le volte che affronta la prova costume con la sua depilazione approssimativa, non traendone comunque alcun vantaggio in termini di autostima. Ma la ama.
E adesso agitiamoci senza ritegno di fronte a questo pezzo di Storia, ammiriamo insieme questo monumento alla Donna, questo capolavoro di Ingegneria Civile, impariamo una volta per tutte come si pronuncia il suo nome (BIÒNSE) e poi continuiamo a dirlo male e soprattutto memorizziamo come si sfilano le mutande dal culo con nonchalance nel video del Super Bowl Halftime Show del 2013.

 

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