La maternità non è uguale per tutte

Abbiamo raccolto in 10 screenshot neanche l’1% dei messaggi che ci sono arrivati con testimonianze analoghe, solo per questione di limiti.
Possiamo dirci che orrendo, possiamo rifiutarlo, fingere che i casi di sofferenza e difficoltà siano isolati. Fosse anche solo uno, non cambierà le cose purtroppo e bisogna affrontarlo in maniera aperta, continuativa e sistemica.

Si può fare qualcosa per salvare delle vite, per arginare la sofferenza? Questo è l’approccio con cui come comunità umana vogliamo porci.
Iniziare ad ammettere e verbalizzare che la maternità può portare con sè sentimenti ambivalenti, complessità che non si compensano con l’amore a volte. Iniziare ad accettare che la maternità non è un evento fisiologico e al contempo miracoloso che fa di te una versione migliorata.
Iniziare a trattare la maternità a livello istituzionale non come una funzione meccanica che spetta alle donne, ma come un processo che va accompagnato da subito, sostenuto durante e dopo, con protocolli uniformi e obbligati, investimenti seri e costanti. Perché solo così si può fare prevenzione, si possono intercettare per tempo situazioni di grave disagio o seria inadeguatezza.
Vogliamo prendere spunto da altri paesi europei: in Spagna bilanci di salute non solo per il neonato, ma per l’intero nucleo familiare; visite domiciliari delle ostetriche dopo il parto in Inghilterra. Sì, ci sono attualmente pediatri di buona volontà e acume che già lo fanno autonomamente, ma che succede se un bambino non viene portato mai dal pediatra?Esistono consultori virtuosi, ma un presidio sociale che vada oltre l’assistenza a richiesta, richiede ad esempio un accesso alle informazioni facile e massivo, perché a volte servizi e buone pratiche ci sono ma non si sanno. Serve un rinforzamento affinché non siano solo servizi a richiesta, ma inserirti in percorsi strutturati che arrivino a tutte, per offrire sostegno e prontezza di intervento in maniera preventiva.
Aumento dei congedi di paternità: è diritto e dovere del padre, ma anche diritto del bambino e della madre che l’altro genitore si prenda cura del figlio soprattutto nei primi mesi.

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