Comprendere e analizzare non significa giustificare

Qui non si fanno processi, non si fanno perizie, non si dibattono casi. Per quello ci sono autorità e specialisti di competenza che stanno svolgendo il loro lavoro.
Agire le emozioni orrende che i casi di cronaca degli ultimi mesi ci muovono, dando loro lo sfogo peggiore perché sono impossibili da metabolizzare e processare per chiunque, non aiuta a capire, a prevenire situazioni, ad arginare danni. Non riporta l’ordine, non salva bambini.
Come società civile e comunità, se vogliamo esserlo davvero, il nostro compito è un altro. Raccogliere gli spunti di riflessione che fatti tragici presentano, cogliendo nella tragicità una possibilità di evoluzione individuale e collettiva, allargando la riflessione e stressandola se necessario, fino a strutturare un pensiero che ci permetta di valutare quanti e quali passaggi stiamo saltando ed sono invece obbligati. Perchè queste vicende ci parlano anche di tanto altro che dolorosamente vale la pena andare a guardare. Comprendere e analizzare non significa giustificare, ma è sicuramente il miglior strumento di prevenzione. E quella salva vite.

La prevenzione si fa con la cultura, attraverso la demolizione degli stereotipi che ingabbiano, stigmatizzano e isolano. Attraverso investimenti nell’istruzione, nella sanità, nella salute mentale che è sanità e non vezzo, un welfare adeguato alla società. Tradotto, in politiche sociali: una rete di sostegno alla genitorialità e alle madri in particolare, congedi di paternità obbligatori alla nascita, infrastrutture sociali e servizi per la fascia 0-6, che sono quelli che più mancano e quelli di cui si urla un disperato bisogno per non essere lasciate sole.
Abbattere la concezione di maternità come “funzione fisiologica” e contemplarne e divulgarne la complessità, abbandonando la dannosa retorica patriarcale della naturalità dell’esperienza, della maternità come atto che ti rende automaticamente una persona migliore e risolta. Non è così, non per tutte, e bisogna cominciare a dirlo e ad affrontarlo senza ascriverlo a fatto eccezionale, lasciandolo chiuso lì fino al prossimo caso, o banalmente a lasciare soffrire in silenzio le donne che lo vivono come esseri disumanizzati.

 

per guardare il video completo PIGIA QUI

Lascia un commento

Si prega di notare che i commenti devono essere approvati prima della pubblicazione

x